@ - Il Tribunale di Napoli ha accolto il ricorso degli attivisti del M5s e ha sospeso il nuovo statuto, annullando inoltre l’elezione di Giuseppe Conte a leader pentastellato: cosa succede ora?
Non bastavano le dimissioni di Luigi Di Maio dal comitato di garanzia: per il Movimento 5 Stelle e per il suo leader, Giuseppe Conte, arriva un’altra terribile mazzata. Il Tribunale di Napoli ha sospeso le delibere che hanno portato al cambio di statuto e ha annullato l’elezione a presidente del Movimento di Conte.
Conte, quindi, non è più il leader dei pentastellati. Non solo, perché allo stesso modo decadono anche i vicepresidenti e i responsabili dei comitati, compreso quello di garanzia da cui negli scorsi giorni si era dimesso il ministro degli Esteri Di Maio dopo la spaccatura con Conte nata per l’elezione del presidente della Repubblica.
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Vediamo cosa hanno deciso i giudici di Napoli e perché, ma soprattutto cerchiamo di capire cosa potrà succedere ora all’interno del Movimento che è sempre più spaccato e si trova di fronte a una nuova grana da gestire, su cui decisivo sarà il ruolo del garante Beppe Grillo.
Tribunale di Napoli annulla statuto M5s ed elezione Conte
La sentenza del Tribunale di Napoli nasce dal ricorso presentato dai dissidenti, difesi dall’avvocato Lorenzo Borrè. I giudici hanno sospeso le delibere con cui, nell’agosto del 2021, il Movimento ha modificato il suo statuto ed eletto Giuseppe Conte presidente.
Secondo i giudici non è stata lecita l’esclusione dalla platea dei votanti di circa 80mila iscritti. E per questo i provvedimenti del 3 e del 5 agosto sono stati sospesi in via cautelare per quelli che vengono definiti “gravi vizi nel processo decisionale”, a partire proprio dall’esclusione dal voto di circa un terzo degli iscritti. Inoltre la votazione non sarebbe valida perché non è stato raggiunto - a giudizio del Tribunale - il quorum.
Perché sono state sospese le votazioni
I giudici spiegano il loro ragionamento chiamando in causa i numeri delle votazioni. L’assemblea che ha eletto Conte presidente era rappresentata da 113.894 iscritti invece dei 195.387 associati che risultavano iscritti a quella data ma che erano stati esclusi dal processo elettivo.
Viene di fatto ritenuta illegittima l’esclusione di oltre 80mila iscritti. E in più il problema viene dato dal fatto che a votare siano stati poco più di 60mila persone. Il quorum da raggiungere era quello della metà più uno, ma conteggiando tutti gli iscritti (quindi 195mila e non 113mila) la cifra non sarebbe stata raggiunta.
Movimento 5 Stelle, cosa succede ora
Conte, ora, non è più legalmente il capo del Movimento 5 Stelle. E l’unico a restare sicuramente in carico è Beppe Grillo, il quale potrebbe aprire le votazioni per l’elezione del comitato direttivo. Prima, però, bisogna capire se Vito Crimi sia di nuovo il reggente pentastellato, considerando che secondo alcuni non sarebbe così perché il comitato di garanzia si è dimesso.
Se Crimi fosse ancora il reggente sarebbe lui a dover indire l’elezione dei cinque membri del comitato direttivo, l’organo che avrebbe dovuto guidare il Movimento al posto del capo politico. Ma l’arrivo di Conte ha cambiato le carte in tavola e si è scelto di passare dal direttivo al presidente: per questo motivo Conte ha redatto un nuovo statuto che ora, però, non è più valido.
Al momento dovrebbero invece restare in carica i tre membri del collegio dei probiviri. In realtà, però, sembra che l’unico realmente in grado di sbloccare l’impasse sia Beppe Grillo. L’ipotesi più probabile è che si vada a un voto per eleggere l’organo collegiale composto da cinque membri. Un voto che potrebbe tenersi sulla piattaforma Rousseau (stando al vecchio statuto) per evitare ulteriori contenziosi legali.
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