Permettetemi di focalizzare “INIZIALMENTE” la realtà storico culturale di questa porzione di territorio che tramite l’ESARCATO già da secoli patrimonio condiviso con tutta la Tuscia Nord, verso l’Area Archeologica Centrale del Celio, di Roma, condivisibile tramite il “CAMMINO GREGORIANO” con alcune Amministrazioni Comunali Locali e le Comunità Religiose Diocesane presenti lungo il percorso.
…il progetto…..dal MEDIOEVO il Rinascimento, il Risorgimento verso la Rinascita nel Giubileo 2025 e lo Sviluppo tramite il PNRR dal 2027
Dall’ESARCATO Rif. Fig. 01 (tra Longobardi e Bizantini di Papa Gregorio Magno del «GRUPPO PROMOTORE PARCEL»
PARTECIPANTI PJ:
- Diocesi (Civ. Castellana / Viterbo / Porto Santa Rufina / Rione Celio RM )
- Amm. Comunali funzionali al Cammino Gregoriano verso il I° Municipio RM Colle Celio
Parlo del fenomeno Benedettino e del ruolo di San Gregorio Magno. San Benedetto con l’azione della croce dell’aratro e del libro come presenza riformatrice del tessuto sociale e religioso; di san Gregorio per la sua azione di pacificatore intavolando relazione con i longobardi sia nell’ambito del governo della chiesa sia in ambito sociale. Operò a favore dei più poveri con azioni di giustizia e di perequazione economica, aperto al dialogo con i patriarchi d’Oriente. San Gregorio ci insegna lo spirito del servizio come rispetto del prossimo e della sua dignità
Tutta la nostra realtà locale riflette e parla della presenza benedettina rivolta alla presenza eremitica molto incisiva in tutta la Tuscia, pensiamo a questa magnifica abazia, agli eremi del Monte Soratte, fino alla Valle Suppentonia a Civita castellana e Sutri per scendere fino a Roma Colle del Celio, o ramificarsi a Nord verso l’Abazia Faleri Novi, Fabrica di Roma, Vasanello, Soriano, Sant’Eutizio, Orte, Viterbo.
La Via Tiberina, la Via Francigena, la via Amerina, La via Clodia sono antichi itinerari che innervano il nostro territorio che, senza sottovalutare le nuove vie di comunicazione, rappresentano ancora oggi un prezioso indicatore su cui sviluppare un sostanziale processo turistico che faccia poi da volano per altri interventi inerenti lo sviluppo sociale nelle sue diverse espressioni.
Per questo il progetto Parcel nelle sue linee programmatiche ritiene importante quanto segue:
- Considerare i “confini” come “luoghi” di incontro aperti e facilmente riproducibili.
- Sviluppare pratiche turistiche non occasionale ma residenziale.
- Accogliere il pellegrino turista un ospite e non uno straniero.
- Promuovere modalità strutturali rivolte al turismo localizzato.
- Maturare una mentalità che veda il turista pellegrino come fonte generativa da incentivare non come fenomeno transitorio senza alcuna risonanza sul territorio.
- Favorire un turismo capace di impattare sul territorio con una azione sostenibile che porti sviluppo, occupazione ed impresa.
- Prevedere interventi strutturali da implementare con azioni di recupero dei centri storici, di interesse storico, produttivo ed industriale.
- Pensare a far crescere la formazione del personale: digitalizzazione,
- investire sulla sanità per delocalizzarla dai grandi centri e ridistribuirla nei presidi locali e/o domiciliari.
- Sostenere il dialogo intergenerazionale, con l’esperienza degli artigiani e delle professioni di base
- Credere al dialogo interreligioso come fonte di arricchimento culturale rapporti con gli istituti di formazione capaci di guardare ad intra per aprirsi ad extra.
Diventa così “profetico” ed “illuminante” avviare un rapporto sinergico con le Istituzioni civili e religiose che, presenti nel progetto, intendono, a partire dal locale, attuare interventi di più ampio respiro a sicuro vantaggio del territorio dove ognuno si trova ad operare con le sue specifiche competenze ed opportunità. Da soli non si va lontano, insieme si va più lontano e si fatica di meno”; forse è il momento di “globalizzare” le piccole realtà locali perché trovino maggiore visibilità e più peso, evitando l’aggressione delle forze di un mercato sempre asfissiante e totalizzante perché a corto di risorse da sfruttare..
Dove le nuove e quanto mai necessarie opere di ammodernamento siano pensate come interventi strutturali finalizzate e favorire la movimentazione di turisti, del lavoro e del commercio con nuovi partner interessati alle realtà locali
Il concetto di “Parco” declinato in termini di “cammini” percorribili con le nuove modalità turistiche, esprime l’immagine di una nuova configurazione territoriale aperta e fruibile come sorgente per ricevere nuova “vita” e nuove prospettive di sviluppo.
Con questo nome è conosciuta una stretta striscia di territorio che, in Italia centrale, collegava il grande porto di Ravenna con Roma. Nacque (584 d.C.) per iniziativa dell’Eesarcato d’Italia (il suo nome originale era Provincia Castellorum) per garantire una via di comunicazione sicura e praticabile che fosse al sicuro dall’espansione della potenza longobarda e che garantisse, in caso di necessità, di difendere Roma dalle mire dei Longobardi.
Nell’attuale territorio umbro questa stretta enclave di Bisanzio comprendeva le città di Gubbio, Perugia, Todi, Narni e Amelia e, poiché buona parte del tracciato della via Flaminia romana era controllato dai Longobardi, si utilizzava come via di comunicazione principale la via Amerina. Cadde nel 751 con la conquista Longobarda per mano del re Astolfo.
Le Città principali Nepi, Falerii Novi ed Orte — nel Ducato Romano. La città di Falerii Novi venne realizzata dai romani nel terzo secolo avanti Cristo per deportarvi gli abitanti, Falisci, di Falerii Veteres, l’attuale Civita Castellana. Falerii Novi ha iniziato a spopolarsi nel corso della Guerra Gotica e, in maniera irreversibile, dopo il Mille. Le sue vestigia ricadono oggi nel comune di Fabrica di Roma che, assieme alle citate Nepi ed Orte, si trova nella cosiddetta bassa Tuscia (il territorio tuscio a sud di Viterbo).
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