@ - L'escalation russa nella retorica è già in atto. Dmitrij Suslov, a capo del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia, uno dei più importanti istituti russi dove viene pensata la politica estera del Cremlino, dice al Corriere della sera, parlando di arma nucleare: "Il riferimento di Putin è uno strumento retorico per forzare l'Occidente a non aumentare, anzi a ridurre l'aiuto militare a Kiev e per dissuaderlo dall'entrare direttamente in guerra, per esempio spiegando truppe nelle regioni occidentali dell'Ucraina o altrove, specialmente quando l'aumento delle forze russe costringerà le forze ucraine a ritirarsi".
Per ora c'è la mobilitazione parziale, "la Russia non può vincere questa guerra solo con un corpo di spedizione numericamente inferiore all'avversario: a Kharkiv parliamo di un rapporto di 1 a 8 a favore degli ucraini e questo ne spiega il successo", accompagnata dalla scelta politica del referendum, che secondo Suslov serve a "giustificare la mobilitazione: le persone saranno molto più motivate se sanno di combattere una guerra difensiva invece che aggressiva. Non è più un'operazione militare speciale in territorio straniero, ma una guerra patriottica per difendere e proteggere la madrepatria, la sua indipendenza e integrità territoriale".
E l'avvertimento è chiaro:
"Dopo i referendum, il rischio di una Terza guerra mondiale aumenterà in modo esponenziale. Una volta annessi i quattro territori, ogni missile occidentale che li colpisce verrà considerato una dichiarazione di guerra. E mi chiedo se l'Occidente accetterà il rischio di un conflitto mondiale, continuando l'attuale massiccia fornitura di armi a Kiev, oppure se accetterà di ridimensionarla. Putin è pronto ad accettare negoziati anche domani, alle condizioni della Russia. Ma io credo che gli scenari possibili siano due. Il primo è una trattativa con Stati Uniti e Nato, senza l'Ucraina, subito dopo l'annuncio di Mosca che i quattro territori sono russi. Il secondo è molto peggiore. La Russia continua la mobilitazione, che non cambierà la situazione sul terreno in una notte. Ci vorranno tre o quattro mesi perché le nuove truppe siano pienamente operative al fronte. Alla fine di quest' anno o all'inizio del prossimo l'esercito russo lancerà la sua controffensiva. A quel punto tutto dipenderà dalla disponibilità dell'Occidente a negoziare, dallo stato di esaustione delle parti, da come l'Ucraina sopravviverà nei prossimi mesi con un'infrastruttura economica e civile distrutta, da come l'Europa supera l'inverno, dall'effetto cumulativo delle sanzioni sulla Russia".
Suslov ridimensiona le proteste dei russi, "certo, vorrebbero poter condurre una vita normale" e poi fa osservazioni sul voto italiano:
"È abbastanza chiaro che la coalizione di centro-destra vincerà. Ma non ci aspettiamo che Roma cambi immediatamente la sua posizione attuale su Ucraina, armi e sanzioni. C'è un «deep State» anche in Italia, una burocrazia della politica estera che lo impedirà. Neppure Trump riuscì a cambiare quella americana. Vedremo l'accordo di governo. Meloni sembra più falco verso Mosca, Salvini e Berlusconi più colombe. Penso che i cambi eventuali saranno nei dettagli, non nei fondamentali".
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