2 ago 2021

Covid, negli Usa restano “prigionieri” migliaia di italiani: “Se partiamo, quarantena in uno Stato terzo per rientrare ma nessuna garanzia”

@ - "Sui social vediamo americani a Capri o a Venezia, mentre noi non possiamo riabbracciare le famiglie", spiega Bruna Corradetti, scienziata che vive a Houston e che ha creato la pagina ‘Bring us home’, letteralmente ‘Portateci a casa’. Perché mentre i turisti americani hanno ricevuto il via libera per tornare in vacanza in Europa, ai cittadini originari dei 27 Paesi dell’Unione, italiani compresi, quel permesso non viene concesso.

Almeno 300mila cittadini europei, residenti negli Stati Uniti, tenuti in ostaggio all’interno dei confini americani a causa della legislazione di emergenza legata al Covid, imposta da Trump e confermata dall’amministrazione Biden. Tra loro anche migliaia di italiani. Un esilio dorato, senza sbarre e guardiani, ma pur sempre una limitazione della libertà di movimento. Una sorta di ‘prigione a cielo aperto’ per pochi: mentre i turisti americani hanno ricevuto, tra giugno e luglio, il via libera per tornare in vacanza in Europa, ai cittadini originari dei 27 Paesi dell’Unione Europea, italiani compresi, quel permesso non viene concesso. O meglio, il problema non è l’uscita dal Paese, quanto il rientro negli States, consentito soltanto grazie a un escamotage: una quarantena forzata di due settimana in una nazione considerata ‘sicura’ sotto il profilo della pandemia, tra cui Messico e Turchia.

Quando all’inizio del 2020 Bruna Corradetti (foto a sinistra), una scienziata italiana che gestisce un gruppo di ricerca nel campo della nanomedicina al Texas Medical Center di Houston, è arrivata a Swansea, in Galles, per avviare un breve periodo di insegnamento non immaginava cosa sarebbe accaduto di lì a breve. La pandemia da Coronavirus ha travolto tutto e tutti e stravolto le vite delle persone. Il virus ha innescato una situazione per certi versi paradossale: “Avevo il volo di ritorno per Houston prenotato per il 18 marzo 2020, ma nel frattempo il mondo ha chiuso le porte a doppia mandata. Rientrare a Houston, casa mia da due anni, luogo di residenza e dove pago le tasse è stato un incubo. Ero partita per il Regno Unito con una valigia, sufficiente per star fuori poche settimane e a causa del primo Travel Ban imposto da Trump sono riuscita a tornare in Texas nell’ottobre scorso. Nel momento in cui ho risolto il problema di lavoro, in fondo rischiavo anche il licenziamento, non avevo messo in conto il nuovo incubo: sono passati dieci mesi, ma io e tutti i cittadini europei che lavorano negli States siamo in ostaggio qui”.

Corradetti è originaria di Castignano, un piccolo centro in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche. Lì vivono i suoi genitori e i suoi cari. Se non fosse stata una rapida visita durante l’estate 2020, prima di ripiombare nell’incubo pandemico sarebbero trascorsi quasi due anni senza riabbracciarli: “La mia è una fra tante storie, drammi che si consumano nel silenzio a causa dell’impossibilità di ricongiungersi a genitori, fidanzati, figli. Il sogno americano sta diventando per molti un incubo, costretti a scegliere tra il lavoro e gli affetti” aggiunge la scienziata italiana, uno dei tanti ‘cervelli in fuga’ espatriata dopo essere stata poco valorizzata dall’ateneo italiano dove si era formata.

E lei è solo una dei tanti europei bloccati negli States con visti di eccellenza e posizioni di lavoro che contribuiscono all’innovazione mondiale e accrescono la credibilità delle istituzioni americane. Visti speciali garantiti a specifiche posizioni professionali, ognuno con le sue peculiarità e le sue sigle. Il suo, ad esempio, è un H1B, categoria che comprende, tra gli altri, medici, professori universitari, ingegneri. Ce ne sono altre di categorie, tra cui O1 (O sta per ‘Outstanding’, eccezionale) rilasciata a soggetti di spicco come artisti e chef, molto di moda anche oltreoceano, e la E1 e 2, dedicata a chi si reca negli States per investire, businessman e grandi imprenditori. In difficoltà anche i possessori del Visto J1, dedicato agli studenti, rinnovato a scadenza annuale.

Trump ha imposto la misura del Travel Ban (Divieto di viaggio, ndr.) nei confronti degli ‘europei’, Biden l’ha confermata. La misura era ormai colma. La determinazione della Corradetti l’ha portata a co-fondare un gruppo di protesta e sensibilizzazione. Lo ha chiamato ‘Bring us home’, letteralmente ‘Portateci a casa’: “Assieme alla collega del Texas Medical Center di Houston, Francesca Taraballi originaria di Milano abbiamo lanciato e sviluppato il gruppo. La pagina social – aggiunge la scienziata marchigiana – in poche settimane ha raggiunto oltre 800 adesioni e continua a crescere. Raccontiamo le storie dei ‘prigionieri’ e le assicuro che ce ne sono davvero di drammatiche. C’è gente che a causa del Travel Ban sta subendo pesanti conseguenze anche sotto il profilo psicologico e fisico. Al gruppo hanno aderito cittadini europei e del Regno Unito, tutti bloccati negli States da quasi un anno mentre dal giugno scorso gli americani e i possessori della Green Card (il documento per la residenza illimitata degli stranieri negli Stati Uniti, ndr.) possono tranquillamente viaggiare in Italia e nel resto dell’Unione. Dà fastidio osservare sui social americani che sorseggiano un aperitivo a Capri, vanno in gondola a Venezia o prendono il sole sulle spiagge del Belpaese mentre noi, cittadini di serie B, non possiamo riabbracciare le famiglie per una pausa di pochi giorni dal lavoro. La quarantena in uno Stato terzo? Troppo lunga, pericolosa e senza alcuna garanzia di rientro assicurato negli Usa”.

L’Unione Europea ha riaperto le porte ai turisti americani in maniera pressoché generalizzata tra giugno e luglio, anche se alcuni Paesi hanno concesso delle ‘finestre’ tra aprile e maggio. L’Italia si è allineata il 21 giugno scorso con l’obbligo di un certificato vaccinale completo o di guarigione dal Covid o un test negativo entro le 48 ore. Altri Paesi dell’area, vedi Grecia, Cipro, Danimarca, Romania, Spagna, Malta hanno riaperto le porte agli americani in vacanza a inizio giugno, il Lussemburgo dal 13, la Francia dal 18, Germania e Repubblica Ceca il 21 giugno come l’Italia, il Belgio il 23, Olanda e Austria il 24 e poi a luglio la Svezia, la Polonia, il Portogallo e l’Irlanda. Difficile nel 2021 raggiungere il livello di presenze a stelle e strisce fatto registrare lo scorso anno, con 6,6 milioni di turisti arrivati in Europa (nel 2019 erano stati ben 36 milioni). Le stime dei viaggi e delle presenze americani nei Paesi dell’Ue non sono ottimistiche, molto dipenderà dall’andamento della curva del contagio e l’andamento della campagna vaccinale nei singoli stati. Gli Stati Uniti, intanto, mantengono le porte chiuse agli europei. La variante Delta, coi casi triplicati nelle ultime settimane, fa paura.

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