@ - «Þetta Reddast» significa «tutto si aggiusterà» e per gli islandesi è una specie di motto nazionale.
Aurora boreale su Deplar Farm, retreat in Islanda
Inguaribili ottimisti fin dalle origini, come i primi coloni, un gruppo di monaci irlandesi che lasciarono la loro isola alla ricerca di altre. Anche all’estremo Nord d’Europa il 2020 è stato un anno terribile per il turismo, che era arrivato a generare l’8% del Pil e a portare in Islanda una quantità di turisti sei volte superiore a quella dei suoi abitanti. Il deserto causato dal Covid ha fatto riflettere il governo, che sta investendo miliardi di corone per far evolvere il turismo, portandolo a un nuovo livello di sostenibilità.
Largo dunque a nuove strade, percorsi e mete, meno battute del classico e affollato “Golden Circle” frequentato dai turisti, itinerari che lasciano il battuto Sud per spingersi nel selvaggio Nord, nei fiordi dell’Ovest, nel deserto centrale dove all’improvviso ci si può imbattere in furiosi fiumi glaciali. A questo turismo più originale, più autentico, più rispettoso, come si confida che sarà anche nel resto del mondo una volta terminata la pandemia che lo ha azzerato, è dedicata la cover story del nuovo Weekend del Sole 24 Ore, domani in edicola con il quotidiano.
La storia di un reset, fatta di nuove e alternative mete e anche di investimenti, come dimostra la lunga lista di aperture di nuovi hotel e retreat votati al benessere prevista nei prossimi mesi. Dal 6 aprile l’Islanda aprirà le sue frontiere a chi possiede un certificato vaccinale, senza tamponi né quarantena. L’ottimismo è un’energia ancora più potente di quella dei geyser e dei vulcani.
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