5 feb 2021

L'INGRESSO DEL NUOVO VESCOVO: DALLE PERIFERIE AL CUORE DELLA CITTÀ

@ - La visita alla suore di clausura, l'incontro con la famiglia del vigilante ucciso nel 2018 che, con un progetto di solidarietà, ha trasformato un’area limitrofa a quella in cui è avvenuta l’uccisione dell'uomo in un parco giochi per bambini, l'incontro con alcuni malati di Aids, il caffè con l'operaio della Whirpool in crisi: la giornata di monsignor Domenico Battaglia, per tutti "don Mimmo".



Al fianco degli ultimi per vivere ciò che si predica. Inizia nel segno del Vangelo la nuova guida cristiana di Napoli. Monsingor Domenico Battaglia prima del suo insediamento ufficiale, ha voluto visitare le periferie. Chi soffre. Lui, che al cerimoniale preferisce farsi chiamare semplicemente “don Mimmo”, dopo il raccoglimento in preghiera con le monache di clausura della chiesa di San Giuseppe dei Ruffi, nei pressi del Duomo, ha deciso di incontrare nel quartiere Piscinola la famiglia di Francesco Della Corte, il vigilante ucciso nel 2018 da tre minorenni, che, con un progetto di solidarietà, ha trasformato un’area limitrofa a quella in cui è avvenuta l’uccisione dell'uomo in un parco giochi per bambini. Poche parole, tanti sguardi di comprensione e conforto. Poi l'incontro con alcuni malati di Aids. E,. ancora il caffè preso con un operaio della Whirlpool in crisi. Iniziare dalle periferie. Che siano esse intese in senso urbanistico o esistenziale.

Con la sua visita nella chiesa di San Giuseppe dei Ruffi, nel cuore del centro storico di Napoli, a poca distanza da largo Donnaregina, sede dell'Arcidiocesi, monsignor Battaglia “ha voluto affidare il suo ministero e la Chiesa di Napoli alla preghiera delle religiose, nella consapevolezza che l’origine e la fonte di ogni azione missionaria della Chiesa è nell’incontro con l'amore sorgivo di Dio, da cui tutto nasce e a cui tutto conduce”. “Don Mimmo” ha pranzato al Binario della solidarietà, una realtà della Caritas diocesana di Napoli che, si occupa dei senza dimora accompagnandoli in un percorso di reinserimento sociale. Poco prima Don Mimmo è andato a San Giovanni a Teduccio nell’associazione ‘Figli in famiglia’ dove ha incontrato una bambina che, condividendo con tanti suoi coetanei la fatica di crescere in un territorio ferito e periferico, rappresenta per la comunità diocesana e per l'intera città un appello a farsi carico della speranza e dei sogni dei più piccoli, attraverso un’attenzione costante alle problematiche educative e sociali.

E sono arrivati, affidati ai social network, anche i saluti di benvenuto del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “Oggi si insedia il nuovo arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia. E’ un giorno buono per Napoli”. De Magistris ha definito monsignor Battaglia “un prete semplice e forte, carismatico con la sua umanità, da sempre vicino ai più fragili. Benvenuto don Mimmo nella Napoli dal cuore senza limiti”, conclude il sindaco di Napoli. “Viviamo un tempo complesso e contraddittorio: è cambiato il mondo. Ci aspettiamo da Lei una testimonianza coerente col messaggio di uno dei pochi riferimenti reali del mondo contemporaneo. Ovvero Papa Francesco” così invece il governatore della Campania Vincenzo De Luca nel suo messaggio di saluto al neo vescovo di Napoli. Alle 17 la santa messa in Duomo e anche qui Don Battaglia sorprende per la grande umanità e il linguaggio semplice, diretto soprattutto ai giovani. Saluta e chiede permesso.


Nel suo primo discorso alla città cita “Terra Mia”, il celebre brano del cantautore Pino Daniele. “Mi piace consegnare a tutti voi un sogno che è quello di riorganizzare la speranza, sapere che nella canzone Pino Daniele illustra la sua terra senza nascondere le verità crude e primitive sottolineando l’amarezza di chi guarda questi luoghi senza poter fare nulla ma non perde la speranza” ha spiegato l’arcivescovo di Napoli. “Oggi inizia un nuovo tratto di strada e il desiderio di appropriarci della capacità di sognare insieme” ha aggiunto Battaglia “Siamo al cospetto di una tragedia immane. Questa pandemia ha creato tante tensioni individualistiche Siamo stati tutti riportarti a una essenza fragile. Il Covid ci ha imposto cambiamenti nei comportamenti sociali e abbiamo dubitato dell’importanza di chi si prende cura di noi”. Parla ancora di terra, Don Mimmo. E di tenerezza. “Dobbiamo ragionare al plurale. Solo insieme potremo trovare il coraggio di lottare contro culture che si annidano nelle pieghe della terra che è capace di stupire ma sottomessa alla camorra di affaristi che ingrassano sulle sofferenze dei disoccupati, di chi per portare il pane a casa è capace di tutto”. Ancora una volta dalle parole dell’arcivescovo di Napoli giungono messaggi di solidarietà e di speranza. Il Vangelo si fa vita quotidiana, chiave per superare le difficoltà. “La speranza, volto della disperazione, sono i poveri e gli ultimi. Gli esclusi che ci indicano la direzione da seguire. La speranza rinasca in noi. Perché prima di ogni parola ci sono i nomi, volti e storie. Non i poveri generici. Non i malati ma i volti conosciuti dal dolore” ha spiegato “Beati noi se sapremo costruire una comunità che non lascia indietro nessuno. Cogliere la bellezza dei doni elargiti dalla terra nostra, ricca di bellezza”.

Poi il sogno, quello raccontato a inizio omelia, diventa concreto. Visibile. “Napoli e tutto il Sud potranno diventare simbolo di rinascita per il Paese, capacità di resistenza e resilienza lottando per costruire un mondo migliore ma per evitare che questo progresso sia pagato sulla pelle del capitale sociale allora occorre moltiplicare i gesti di misericordia per credere nel potere del miracolo dell’amore, per non sottrarci all’incontro con i poveri. Da loro impareremo a non barricarci nel condominio dell’indifferenza”. L’arcivescovo Battaglia esorta ad alzarsi “in piedi per vivere la compassione. Afferrare il presente con mani gentili. Faticare per la pace e cogliere il senso, la cura e la bellezza della vita”. Don Mimmo è il pastore che porge la mano ai suoi fedeli, ai suoi fratelli invitandoli a rialzarsi. Aiutandoli a guardare avanti. “In piedi, insieme. Con le mani al cielo in segno di resistenza”.

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