@ - La rottura tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte è insanabile. Il Corriere della sera riporta che le manovre di Matteo Renzi per arrivare alla crisi di governo sono iniziate prima di Natale. In quei giorni nessun sapeva quale fosse l'obiettivo del leader di Italia Viva né quale fosse la sua strategia. "Io certe dinamiche le capisco e le so valutare. Anche perché, se permetti, ho fatto il presidente del Consiglio per più di mille giorni. Ecco, il professore per me è un incapace. Sarà anche simpatico, una brava persona, tutto quello che volete. Ma è inadeguato al ruolo che ricopre", avrebbe detto Matteo Renzi, aggiungendo poi: "Per me deve andare a casa, lui e pure Casalino. Adesso, per favore, dovresti andargli a dire che te l'ho detto".
Così si sarebbe espresso Matteo Renzi parlando con uno dei ministri di Giuseppe Conte, consegnando una delle prime ambasciate che hanno definitivamente spaccato una maggioranza, comunque non solida. "Deve andarsene perché incapace", questo è il succo del discorso del leader di Italia Viva che è arrivato alle orecche di Giuseppe Conte, che a quel punto pare abbia cercato di ricucire lo strappo. Ha chiamato Matteo Renzi dal suo telefono privato, senza l'intermediazione delle segreterie, un gesto di chiara matrice democristiana, che Conte avrebbe successivamente spiegato: "Non volevo urtarlo o fare la parte del superiore". Da parte di Matteo Renzi nessuna risposta, nessun segno conciliatore. I due si sono scambiati gli auguri di Natale ma, se da una parte Giuseppe Conte pare abbia usato toni amichevoli con l'ex segretario del Pd, il suo interlocutore è apparso freddo e distaccato, come a volerne prendere le distanze. "Ti avevo chiamato per farti gli auguri, Matteo. Sia a te che alla tua famiglia. Buone festività", scrive il premier. "Un augurio anche a te e ai tuoi. A presto", risponde Renzi.
Uno scambio di messaggi che si ripete anche a capodanno, con lo stesso spartito. Poi, i 6 gennaio, nel Whatsapp compare un riferimento al lavoro: "Matteo ti chiamerà Gualtieri per aggiornarti sulla revisione del Recovery plan. Mi sembra che tenga conto di molti vostri suggerimenti". Anche in questo caso, la rispostadi Renzi è glaciale: "Aspettiamo voi allora. Buona Epifania a te". Tuttavia, il Corriere riferisce che al di là dei toni concilianti di Conte nello scambio su Whatsapp, la realtà è un'altra: "Non c'è stato giorno in cui Conte non abbia definito in privato Renzi come 'uno che pensa solamente agli affari suoi'". E il motivo, per il presidente del Consiglio, è che Matteo Renzi è convinto che "se riesce a far fuori me, poi, miracolosamente torna a essere popolare tra gli italiani. Quando invece lo sappiamo tutti che, fuori da questo Parlamento, è finito".
Ma da dove nasce l'acredine tra i due? Le prime avvisaglie di un rapporto non idilliaco risalgono alla fine del 2019, quando Matteo Renzi ha duramente criticato il presidente del Consiglio per i fondi del Mef: "Ci hanno messo solo gli spiccioli per il cuneo fiscale". Una considerazione che proprio non sarebbe andata giù al premier, che a quel punto avrebbe etichettato Renzi come "fenomeno": "Se lui ha uno stipendio consistente, 20-30 euro per il resto degli italiani non sono spiccioli". La replica di Giuseppe Conte è arrivata alle orecchie di Matteo Renzi, che probabilmente in quel momento ha messo le basi per quello che sta succedendo oggi: "Ah, mi ha chiamato fenomeno? Senza questo fenomeno, lui era già tornato a fare il professore".
Il 2020 è stato un anno di alti e bassi nel loro rapporto e sono stati molti di più questi ultimi. Qualche avvicinamento c'è stato, ma nulla di realmente significativo, finché tra fine ottobre e i primi di novembre, Giuseppe Conte lo convoca per un colloqui privato. "Parliamo di te. Che cosa vorresti fare, Matteo? Sul posto alla Nato, per esempio...", avrebbe detto Conte a Renzi, come riporta il Corriere della sera. La proposta, però, non fa breccia in Matteo Renzi: "Vedi, quel posto alla Nato non lo decidiamo né io né te, professore. Lo deciderà il prossimo presidente degli Stati Uniti".
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