16 ago 2018

ITALIA PROPONITI - E' Aragona il paese con il più alto tasso di italiani che emigrano

Siamo stati n provincia di Agrigento. Sui muri, centinaia di cartelli “vendesi”. La festa tradizionale si è spostata in Belgio. E lo spopolamento ha effetti paradossali: c’è un comune in cui l’unica lista non ha raggiunto il quorum. E le elezioni sono state bloccate.

Tra le novelle di Pirandello ce n’è una che parla di Ciaula, un ragazzo che lavora in miniera e che si stupisce, si commuove, vedendo per la prima volta la luna. Quella luna, Luigi Pirandello, la vedeva ogni sera da una piccola finestra di una casetta in cima alla montagna Mintini, la miniera che si allagò mandando in malora la famiglia ma donando l’ispirazione al futuro premio Nobel per scrivere tante e tante opere. Oggi anche quella casa è vuota, così come è vuota la maggioranza delle abitazioni che da quella finestra vengono inquadrate come una cartolina: è il paese di Aragona.

Nella provincia di Agrigento, che ha il più alto tasso di emigranti italiani all’estero, ogni giorno partono autobus diretti in Germania e in Belgio, tra le lacrime di chi rimane e sa di aver perso i figli per sempre, e quelle di chi deve lasciare la propria terra, costretto dalla mancanza di lavoro. Come 50 anni fa, quando si partiva per lavorare in fabbrica, adesso le stazioni sono ritornate ad essere teatro di abbracci e pianti, di fazzoletti che sventolano in segno di saluto e di padri che fumano nervosamente vedendo scorrere il treno che va in un’unica direzione: fuori dalla Sicilia.

Le città si spopolano, partono intere famiglie e ad Aragona oggi c’è una costellazione di cartelli “Vendesi”, centinaia sparsi in tutto il paese: dal centro storico, dove non raramente crollano vecchie abitazioni, alla zona nuova, dove famiglie appena nate per assicurare un futuro ai figli decidono di preparare la valigia e andare via. «Ormai qui il prezzo di una casa da ristrutturare non supera i 20-30 mila euro. E per un appartamento già abitabile bastano dai 50 ai 90 mila», spiegano in un’agenzia immobiliare. A restare abbandonate, e quasi sempre senza acquirenti, sono soprattutto le case lasciate in eredità da parenti che vivevano all’estero, ma non solo. Qui si è passati in poco tempo da 13 mila a 9 mila persone, almeno sulla carta: tanti studiano o lavorano già fuori e sono solo in attesa di cambiare la residenza.

Ad Aragona sono sparite intere generazioni, sono emigrati sogni, speranze, relazioni e anche tradizioni: la Sagra della salsiccia, festa popolare che si tiene a settembre, oggi conta più presenze in Belgio, a La Louviere, dove vivono migliaia di aragonesi. Alessandro Zammuto, 33 anni è tra questi: «I quartieri di La Louviere sono paesi in cui si parla solo il siciliano», dice. «Il sogno è sempre quello di tornare ad Aragona, certo: se le cose fossero diverse e se ci fossero le giuste condizioni, sarebbe bello. Ma qui ci sono servizi e gli stipendi, cose che nel nostro paese mancano. Si sta bene economicamente e chi già lavora qui chiama gli altri. Molti non tornano più a casa nemmeno per l’estate, ormai».

Ma Aragona è solo un caso record di un fenomeno di spopolamento che riguarda tutta la provincia di Agrigento: da Siculiana a Racalmuto, da Santa Elisabetta a Raffadali. Eppure questi paesi potrebbero vivere solo di turismo, ripetono come un mantra gli amministratori locali.

Si potrebbe vivere di turismo ma a Racalmuto, che diede i natali a Leonardo Sciascia, a essere in vendita - tra centinaia di case - c’è anche l’abitazione dove ha vissuto lo scrittore da giovane, appartenuta alle zie. Caduti nel vuoto gli appelli (arrivati anche da Giorgio Napolitano) per restaurarla, oggi il cartello “vendesi” è affisso su quella abitazione che pian piano cade a pezzi, come gran parte del centro storico, dove la vegetazione selvaggia si è ripresa il suo spazio, con alberi che crescono dal pavimento delle case diroccate. Dalla vecchia stazione i treni diretti per arrivare a Palermo non passano più.

Ma Aragona è solo un caso record di un fenomeno di spopolamento che riguarda tutta la provincia di Agrigento: da Siculiana a Racalmuto, da Santa Elisabetta a Raffadali. Eppure questi paesi potrebbero vivere solo di turismo, ripetono come un mantra gli amministratori locali.

Si potrebbe vivere di turismo ma a Racalmuto, che diede i natali a Leonardo Sciascia, a essere in vendita - tra centinaia di case - c’è anche l’abitazione dove ha vissuto lo scrittore da giovane, appartenuta alle zie. Caduti nel vuoto gli appelli (arrivati anche da Giorgio Napolitano) per restaurarla, oggi il cartello “vendesi” è affisso su quella abitazione che pian piano cade a pezzi, come gran parte del centro storico, dove la vegetazione selvaggia si è ripresa il suo spazio, con alberi che crescono dal pavimento delle case diroccate. Dalla vecchia stazione i treni diretti per arrivare a Palermo non passano più.

Mentre le loro abitazioni restano vuote, i racalmutesi sono in buona parte a Hamilton, cittadina dell’Ontario, in Canada, dove le vie hanno nomi italiani, si parla siciliano e c’è anche una statua di Sciascia. Molti invece restano in Italia, ma lontano dalla Sicilia: chi ha studiato - ma anche chi si è fermato alla terza media - da Racalmuto scappa, come ha fatto Salvatore Baldo, laureato in ingegneria elettronica con un dottorato in Fisica, con diverse pubblicazioni scientifiche alle spalle e conferenze anche in Cina: «Subito dopo la laurea ho iniziato a lavorare al Cnr di Catania e mi trovavo bene, ma ero precario e non potevo continuare con i soli assegni di ricerca. Quando mi arrivò la proposta di un’azienda di Milano che si occupa di servizi elettronici e informatici, con un contratto a tempo indeterminato, alloggio pagato e altri benefit, non potevo rifiutare. Da due anni ho lasciato la Sicilia e mi trovo bene, perché al nord se una persona vale, lavora bene. Che futuro può avere nei paesini siciliani un ingegnere elettronico?»

Se i comuni più vicini ad Agrigento devono fare i conti con l’emigrazione, i paesi dell’entroterra sono già vuoti, tanto vuoti da contare più abitanti all’estero che nel loro territorio. Come Alessandria della Rocca, che conta 2.800 persone residenti qui e più di 1.800 all’estero. E oggi si ritrova anche senza sindaco dato che l’unica candidata - Giovanna Bubello, insegnante di Diritto - non ha raggiunto il quorum, unico ostacolo alla sua vittoria: perché la sua elezioni fosse regolare sarebbero dovuti tornare - almeno un po’ - i cittadini iscritti all’Aire, il registro dei residenti all’estero; ma ne è tornato soltanto uno, dal Canada, approfittando dello sconto elettorale per partecipare a un funerale. Così, nonostante la maggioranza abbia dato fiducia ai giovani della lista “Alessandria Rinasce”, ora in comune arriverà un commissario che probabilmente saprà poco e nulla di un territorio che ha un’età media di 47,8 anni e un indice di vecchiaia (rapporto tra over 65 e giovani fino a 14 anni) pari al 260 per cento. «È una sconfitta della democrazia», scuote la testa la Bubello, che era stata candidata da gruppo di under 30 (tra i pochi che sono rimasti qui) che volevano rimboccarsi le maniche per riprendere le redini di un paese che sta morendo. «Lo svuotamento dei paesi lo sentiamo sulla nostra pelle», continua la mancata sindaca, «è una questione meridionale oggi sottovalutata. I ragazzi che si erano candidati nella lista con me adesso magari andranno via anche loro, come hanno fatto gli altri». Bubello ha fatto ricorso, puntando sul fatto che la legge regionale sulle elezioni, ferma al 1960, non ha mai recepito l’istituzione dell’Aire. Intanto viaggia ogni giorno dividendosi tra più scuole: per arrivare ad Agrigento ci vuole più di un’ora, 40 chilometri di stradine strette, tutte curve e avvallamenti, nel cuore di un’isola che si perde tra le campagne.Sul percorso c’è anche Sant’Angelo Muxaro, che ha un tasso d’emigrati all’estero pari al 190 per cento: 1.326 sono i residenti in paese, 2.527 quelli che se ne sono andati. Qui i giovani nelle ultime elezioni sono invece riusciti a prendere in mano la situazione, presentando una lista civica che ha permesso di eleggere un sindaco di appena 27 anni. Si chiama Angelo Tirrito ed è il sindaco più giovane della provincia nel paese che ha l’età media più alta, oltre 50 anni. Anche in questo paese fantasma il tempo si è fermato: così c’è chi, come la guida turistica Pierfilippo Spoto, ha sfruttato questo paradosso per far vedere ai (pochi) turisti «la Sicilia degli anni Sessanta», portandoli nelle case dove ancora la vecchietta cuce a mano o appresso ai pastori mentre sono intenti a pascolare le pecore. E l’abbandono diventa un museo del passato.

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