15 apr 2024

Israele, sei ore di guerra con l’Iran sono costate oltre 1 miliardo di dollari

@ - Intercettare i 300 missili e droni lanciati da Teheran è costato oltre 1 miliardo di dollari a Israele e Stati Uniti: una guerra con l’Iran è insostenibile per l’Occidente?


Una guerra tra Israele e Iran sarebbe economicamente sostenibile per lo Stato ebraico e, più in generale, anche per l’Occidente visto il ruolo svolto in occasione dell’attacco da parte di Teheran anche da Regno Unito e Francia? Considerando anche il conflitto in corso in Ucraina, la risposta a questa domanda al momento sembrerebbe essere negativa.

I recenti fatti accaduti in Medio Oriente sono tristemente noti, tanto che non a caso si parla di una imminente guerra mondiale. Sabato primo aprile un attacco israeliano presso il consolato iraniano a Damasco, in Siria, ha provocato la morte dell’alto comandante dei Pasdaran Mohammed Reza Zahedi e di altri ufficiali e consiglieri dei Guardiani della Rivoluzione.

Due settimane più tardi è arrivata la risposta dell’Iran: 170 droni, 120 missili balistici e 30 missili cruise sono stati lanciati verso Israele. Teheran ha dichiarato all’Onu che “in queste condizioni, la Repubblica islamica non ha avuto altra scelta che esercitare il suo diritto all’autodifesa”, dichiarando poi conclusa l’azione militare.

Un attacco quello dell’Iran che è stato annunciato diversi giorni prima dagli Stati Uniti, con gli Usa che hanno partecipato attivamente - insieme a Regno Unito e Francia - nel cercare di intercettare droni e missili iraniani.

Sappiamo che tutti i droni sono stati intercettati - 80 da parte delle navi da guerra americane ed europee -, mentre cinque missili balistici hanno colpito la base aerea di Nevatim e quattro missili da crociera invece quella di Negev.

Per molti analisti quella di Teheran è stata un’azione sostanzialmente dimostrativa, un modo per rispondere all’attacco al proprio consolato a Damasco e per mostrare la propria forza militare. C’è però un dettaglio - economico - che non andrebbe trascurato e che potrebbe frenare ulteriormente Israele dalla tentazione di allargare la guerra in corso con Hamas anche all’Iran.

Israele: oltre 1 miliardo di dollari per intercettare i missili

Nelle scorse ore portavoce il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha fatto sapere che il 99% dei circa 300 proiettili lanciati dall’Iran sono stati intercettati dalle difese aeree dello Stato ebraico. In verità sappiamo che nove missili hanno raggiunto il proprio obiettivo, anche se i danni per Israele sono stati molto limitati.

L’Iran ha voluto colpire la base da dove è partito l’attacco al proprio consolato in Siria, lanciando il resto dei propri droni e missili in aree sostanzialmente desertiche come a voler limitare al minimo le conseguenze dell’attacco.

Nonostante la forza del proprio esercito che già potrebbe essere in grado di assemblare armi atomiche, una guerra contro Israele potrebbe segnare la fine del regime degli Āyatollāh visto che gli Stati Uniti di certo non resterebbero a guardare.

C’è però un dato che fa riflettere. Secondo alcune stime, l’attacco sferrato sabato scorso sarebbe costato tra i 25 e 30 milioni di dollari all’Iran, Paese ormai specializzato nella costruzione di droni da guerra che a migliaia sono stati venduti alla Russia negli ultimi mesi.

Per il Wall Street Journal invece i missili utilizzati da Israele per abbattere i vettori del nemico sarebbero costati oltre 550 milioni di dollari; a questi costi poi si devono aggiungere quelli sostenuti da Usa, Regno Unito e Francia, che hanno contribuito ad abbattere buona parte dei droni e dei missili iraniani.

Si arriverebbe così a un totale di oltre 1 miliardo di dollari di spesa per Israele e i suoi alleati contro i 30 milioni dell’Iran, una montagna di soldi per sei ore di “guerra”. Inoltre l’Iron Dome israeliana si è dimostrata efficace, ma nove missili di Teheran sono riusciti ugualmente a bucare le difese di Tel Aviv: non a caso il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha pensato bene di mettersi al riparo in un bunker insieme alla sua famiglia come è iniziato l’attacco.

Considerando che l’Occidente ha un’altra guerra assai esosa da dover sostenere, ovvero quella in Ucraina, l’apertura di un altro fronte in Medio Oriente potrebbe essere un problema anche economico per Washington e gli altri alleati.

Non sarebbe così un caso che Joe Biden avrebbe imposto a Benjamin Netanyahu di restare calmo dopo l’attacco subito, ma di certo Israele vorrà vendicarsi per quanto fatto dall’Iran e l’eventuale risposta dello Stato ebraico potrebbe essere la pistola di Sarajevo di una terza guerra mondiale.

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24 mar 2024

23 mar 2024

Da Terni a Orte un cantiere dopo l’altro, il sindaco scrive a Anas: automobilisti fra tempi lunghi e disagi

@ - La lettera del primo cittadino di Lugnano in Teverina: “Numerose e giuste le lamentele, non possiamo passare sia le feste di Pasqua che le giornate successive con queste enormi difficoltà per i lavoratori e turisti delle nostre località”.

Lo svincolo per Orte chiuso (foto da Facebook)

Buonasera, scrivo di nuovo, dopo non più di un anno per riportarvi le numerose e continue, nonché giuste, lamentale che espongono i miei concittadini e utenti dei territori limitrofi all’Amerino, conseguenti alla chiusura in uscita dello svincolo di Amelia sulla SS675 (E45) Umbro Laziale direzione Orte fino al 30 aprile, dopo che lo stesso era stato già serrato per più di quattro mesi nel 2022/23”.

Il sindaco di Lugnano in Teverina, Gianluca Filiberti, aveva già scritto ad Anas e novembre del 2022, facendo presente all’azienda le numerose difficoltà – e criticità – derivate dalla lunghissima chiusura che stava interessando lo svincolo di Amelia lungo il raccordo Terni-Orte. Ora, dopo diciotto mesi, la storia torna a ripetersi. E da Palazzo Pennone è partita una nuova pec.

Sono a ricordarvi l’importanza dello svincolo – scrive Filiberti - utilizzato da un bacino di oltre 15mila abitanti che comprende tutti i comuni dell’Amerino (Amelia, Giove, Penna, Lugnano in Teverina, Alviano, Guardea e tutte le frazioni annesse) composto da cittadini pendolari che lavorano nel capoluogo di provincia e che devono sobbarcarsi tutti i giorni il disagio di intraprendere strade alternative con tragitti e tempi più lunghi, oltre ai conseguenti maggiori costi dei carburanti. Chi invece sceglie di continuare a percorrere la SS675, deve sobbarcarsi code interminabili e il maggiore rischio di incorrere in incidenti a causa di un susseguirsi a zig-zag di deviazioni del traffico stradale (un cantiere dietro l’altro). Inoltre è fondamentale ricordare che si tratta dell’unico tragitto utile per raggiungere i presidi ospedalieri e il pronto soccorso di Terni”.

Si tratta insomma di uno snodo cruciale, la cui chiusura ha conseguenze impattanti sulla vita quotidiana di migliaia di utenti della strada costretti, loro malgrado, a fare i conti con dei lavori necessari, che si ripetono però molto frequentemente: “Spero che questa volta” aggiunge infatti Filiberti, “in maniera più duratura e definitiva”.

“Sono a chiedervi di tenere conto anche del grave disagio provocato ai numerosi utenti, cercando di organizzare in modo più efficace i tempi e le fasi di lavorazione per ridurre al minimo la durata dell’intervento e, magari, riaprendo lo svincolo non appena bitumato senza aspettare il rifacimento completo di tutto il tratto. Non possiamo passare sia le feste di Pasqua che le giornate successive – conclude il sindaco di Lugnano - con questo enorme disagio per i lavoratori e turisti delle nostre località”.

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