18 ago 2018

Aumento dei pedaggi e investimenti in calo. Il dossier del ministero che accusa la società

Dal 2008 spesi 1,5 miliardi in meno rispetto alle previsioni. Nell’ultimo anno più fondi per i caselli che per la sicurezza


Aumenti dei pedaggi superiori a quelli dell’inflazione. Investimenti inferiori a quelli programmati. Crescita delle irregolarità riscontrate nelle ispezioni. Poche sanzioni. L’ultima relazione del ministero delle Infrastrutture sulla società Autostrade, ben prima del crollo del viadotto Morandi, evidenzia un rapporto sbilanciato ai danni dello Stato concedente e a favore del privato concessionario. 
La relazione riassume l’attività di vigilanza del ministero sulle aziende che gestiscono le autostrade. I poteri di vigilanza sono stati trasferiti dall’Anas nel 2012, non senza traumi. Nella prima fase la direzione generale del ministero incaricata dei controlli si è mossa con affanno e scarsi mezzi. L’allora direttore generale Mauro Coletta denunciava in Parlamento: ispettori prigionieri della burocrazia, rimborsati con cinque mesi di ritardo e privi di tutela legale. 

Le ispezioni su Autostrade per l’Italia, che gestisce quasi 3 mila chilometri, sono solo 211 in tutto il 2014. Crescono fino a 453 nel 2016. Ma ancor di più aumentano le irregolarità: più che triplicate da 825 a 3568 in due anni. Alcune vengono sanate dall’azienda, altre restano: 100 nel 2014, 317 nel 2016 (anche in questo caso più che triplicate). Quanto alle nuove opere, le visite ispettive sono a dir poco sporadiche: 2 nel 2016. Scarse anche le sanzioni applicate dal ministero, per le quali la convenzione prevede una specifica procedura: una da 40 mila euro in tutto l’anno. 

Dalla relazione (un documento di 650 pagine che si occupa di tutti i gestori autostradali) emerge che la vigilanza sulle società concessionarie non sia la priorità del ministero. Nonostante ciò, alcuni dati sull’attività di Autostrade per l’Italia sono significativi, soprattutto se letti assieme. Il primo riguarda la tariffa. Tra il 2008 e il 2016 aumenta del 25%, a fronte di una crescita dell’inflazione dell’11,5%. Dunque più del doppio. Il resto dell’aumento dei pedaggi è motivato con il fatto che essi devono incorporare e remunerare gli investimenti che Autostrade effettua per migliorare la rete. 

Questo nei piani. La tabella di monitoraggio degli investimenti racconta una realtà diversa. Nello stesso periodo gli investimenti effettuati sono 8,3 miliardi a fronte di 9,8 miliardi previsti. La differenza in negativo è di 1,5 miliardi, pari al 15%. In particolare su 9 anni monitorati ben 7 rilevano un saldo negativo sul fronte degli investimenti. Il trend di attuazione del piano investimento segna un peggioramento accentuato negli ultimi tre anni. Tra il 2009 e il 2012 gli investimenti annui superano il miliardo di euro. Poi precipitano. Nel 2016 sono i più bassi: 612 milioni, 400 milioni meno del previsto. 

Un capitolo specifico del piano investimenti è rubricato «Autostrade A10 Genova - Savona, A7 Genova - Serravalle e A12 Genova - Sestri Levante: Gronda di Ponente e interconnessione A7/A10/A12». Lo stato di attuazione è tra i più bassi: nell’ultimo decennio spesi 76 milioni anziché i 280 preventivati. Il 73% in meno. Ma intanto i pedaggi correvano.

Nel quadro generale vanno meglio le manutenzioni ordinarie: tra il 2008 e il 2016 l’impegno di spesa è stato rispettato, anzi aumentato del 2%. Ma nel 2016 mancano 3,5 milioni. Inoltre il trend di spesa è decrescente: -8% nell’ultimo anno monitorato. Calano in particolare le spese in sicurezza (-20%); al contrario crescono quelle per rinnovare i caselli per la riscossione dei pedaggi (+16%). 

Nello stesso decennio in cui diminuisce gli investimenti, Autostrade aumenta i ricavi in pedaggi da 2,9 a 3,8 miliardi. E il titolo di Atlantia, la holding di controllo, vola in Borsa. Cinque anni fa era scambiato a 14 euro. La mattina del disastro di Genova a 25. 

Come mai gli investimenti calano ma i pedaggi crescono? Quali iniziative ha intrapreso il ministero nei confronti di Autostrade, per sollecitarla ad adempiere agli obblighi contrattuali? Le risposte sono negli atti del ministero: verbali delle ispezioni, carteggi con la concessionaria, piani economico-finanziari allegati alle convenzioni. Nel febbraio scorso, con una parziale operazione di trasparenza, l’allora ministro Graziano Delrio aveva pubblicato le convenzioni (l’osso), ma non i piani economico-finanziari (la polpa). Il Movimento 5 Stelle allora aveva protestato, ma finora non ha colmato la lacuna.

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