@ - Dopo 12 anni di austerity e di sanguinosi sacrifici si è ufficialmente conclusa oggi - 20 agosto - la crisi del debito della Grecia. Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis
ha infatti annunciato ufficialmente che si è concluso il periodo di «sorveglianza rafforzata» dei conti pubblici di Atene da parte della Ue; analogo annuncio è stato fatto dal commissario europeo agli affari economici Paolo Gentiloni. Da oggi dunque il governo greco torna pienamente padrone della sua politica economica con maggiori margini di manovra e non dovrà più sottoporre le sue decisioni all’ok di Bruxelles. Si chiude dunque un capitolo durante il quale da un lato la popolazione ha dovuto sopportare tagli a salari, pensioni, servizi pubblici in cambio degli aiuti per sopravvivere; dall’altro l’intera Europa ha rischiato di veder naufragare il progetto della moneta unica.
* L’annuncio di Atene e Bruxelles - «Abbiamo dovuto sopportare tasse insopportabili e tagli a salari e pensioni, controlli bancari e ipotecari sui beni pubblici, il declassamento della difesa nazionale, dell’istruzione pubblica e della sanità, nonché l’emarginazione della posizione della Grecia in Europa e nel mondo» ha detto in un videomessaggio il premier Mitsotakis. «Tutto questo, fortunatamente, ora appartiene al passato», ha aggiunto sottolineando poi i «quattro anni di demagogia» (con riferimento al governo del suo predecessore Alexis Tsipras, che avrebbero ritardato la guarigione del Paese. «La fine della sorveglianza rafforzata per la Grecia segna anche la conclusione simbolica del periodo più difficile che l’Eurozona ha vissuto» ha commentato da Bruxelles il commissario Gentiloni «La nostra forte risposta collettiva alla pandemia ha indicato che l’Europa aveva imparato le lezioni di quella crisi».
* La crisi in numeri - Complessivamente dal 2010 a oggi la Grecia ha affrontato 3 programmi di salvataggio del suo debito, ricevendo complessivamente aiuti per 280 miliardi di euro. Questi sono serviti in gran parte per rimborsare i creditori di Atene mentre l’economia reale è stata sottoposta a una serie di misure «lacrime e sangue». Al colmo della crisi il pil era caduto del 25% la spesa pubblica era stata tagliata del 34%, le pensioni del 14%. La disoccupazione era sprofondata al 28%. Oggi, benché i fondamentali del Paese siano ancora lontani daun assetto ottimale, la situazione è notevolmente cambiata. Il pil nel 2021 è salito dell’8,3% e nel 2022 chiuderà a +4, i senza lavoro sono l’11% della popolazione mentre desta preoccupazione il rincaro dei prezzi che ha toccato l’11%.
* La cronistoria - La crisi del debito ellenico si apre ufficialmente nel 2010 quando l’allora premier Papandreu è costretto ad ammettere che i bilanci dello Stato sono stati falsificati. Esplode una crisi di fiducia che già nell’aprile di quell’anno trascina i titoli di Stato al rango di «spazzatura» e costringe la Troika a preparare un piano di salvataggio da 110 miliardi in cambio di radicali riforme, seguito nel 2012 da un secondo «pacchetto». I risultati, tuttavia, stentano ad arrivare: nel 2014 la crescita greca è appena dello 0,7% mentre il Paese è preda di una crisi sociale senza precedenti, con una crescita esponenziale della povertà. L’uscita della Grecia dall’euro a più riprese si fa concreta così come il pericolo che il contagio possa estendersi ad altri Paesi con un forte debito, tra cui l’Italia. In questo quadro alle elezioni del 2015 si impone con il 36,4% dei voti il neonato partito Syriza, guidato da Tsipras che si pone in rotta di collisine con le politiche imposte da Bruxelles. Atene diventa il simbolo continentale e non solo dell’opposizione ai «tecnocrati» e ai «banchieri» Il 5 luglio un referendum indetto dallo stesso Tsipras boccia con il 62% le nuove misure richieste dalla Ue. Ma a sorpresa, il 13 successivo, Tsipras con una virata di 180 gradi Tsipras accetta l’ennessimo «pacchetto» che prevede la vigilanza stretta di Bruxelles sulla politica economica ellenica.
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