@ - La pandemia ha rilanciato il recupero dei territori: per smart working, ma anche per turismo all’insegna della sostenibilità
Vado a vivere in un borgo. Anzi, a lavorare in un borgo. L’idea piace a sempre più italiani, stuzzicati anche dalla pandemia che ha cambiato lo stile di vita di molti. Due piccioni con una fava, perché il recupero delle aree interne fa parte di una strategia da tempo sostenuta anche dal nostro Paese.
E così, al borgo si pensa come un luogo dove vivere, continuare la propria professione o magari iniziare nuovi lavori. Utili anche al territorio. «Ripopolare i borghi appenninici deve ripartire dalla creazione di competenze – è il pensiero di Gabriele Locatelli, delegato SlowFood Italia per le foreste sostenibili -. Chi vive in montagna deve poter progettare nuove economie partendo dalle possibili opportunità che la montagna offre. Da quelle economie storiche che devono rimanere i pilastri della sua ricostruzione post esodo iniziato negli anni Sessanta e non ancora terminato». Gestione forestale, agricoltura di qualità e di prossimità, conservazione del paesaggio, attività primarie, sono le prime professioni suggerite cui si aggiungono turismo sostenibile e lavoro a distanza.
Al centro reti telematiche e trasporti
Potrebbe succedere, quindi, che ci si trasferisca per lavorare in smart working, ma che poi si aprano altri orizzonti. Pronti a tutto. Anche a risolvere dettagli non banali, come quelli che la vita in un borgo richiede. Sono da “sistemare” in primis gli accessi «alle vie telematiche avanzate – riprende Locatelli - cui va aggiunto un ammodernamento della rete dei trasporti che non deve essere concepita come asfalto, ma come competitività del trasporto pubblico con quello privato attraverso un massiccio utilizzo delle tecnologie».
C’è chi dice che con il 5G tutto sarà più facile. Ma a parte dover attendere l’estate 2022, la concentrazione maggiore si avrà in Piemonte (30 i centri che saranno raggiunti dal servizio) e Liguria, oltre che sull’Appennino a cavallo tra Lazio, Abruzzo e Molise. Mentre nell’elenco non c’è nessun comune in Umbria, Puglia e Basilicata.
In assenza di banda larga ci si dovrà organizzare diversamente. Lo dimostra AttivAree, progetto avviato da Fondazione Cariplo che ha potuto contare su 10 milioni di euro per aumentare l’attrattività delle aree interne in area Oltrepò pavese e Val Trompia (Brescia). Come racconta Elena Jachia, direttore area ambiente di Fondazione Cariplo, «il progetto bresciano ha puntato sulle tecnologie e sullo sviluppo di reti comunitarie. La banda ultralarga è stata attivata in sette piccoli Comuni non ancora dotati di fibra e avviato il fascicolo digitale d’impresa, che ha semplificato la vita burocratica di aziende e imprenditori». Su questo tema bisogna lavorare ancora molto visto che la banda ultralarga – come fa notare l’economista territoriale di Caire Consorzio per Uncem Giampiero Lupatelli in un report firmato da Legambiente e Symbola - nei piccoli Comuni copre il 17,4% delle utenze servite contro una media nazionale del 66,9%.
Abitudini da modificare
Attenzione, allora, all’attrattiva dello smartworking nei borghi. Il salto nel vuoto è dietro l’angolo. «Chi vive da sempre in una città, anche media, ha abitudini difficili da cambiare - sostiene Marco Bussone, presidente di Uncem -. Tanti borghi nei territori alpini e appenninici non sono semplici da vivere. Occorre definire un processo preciso. Sapere cosa si perde e cosa si può trovare». Anche Carlo Bagnoli, ordinario presso il dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e fondatore dello spinoff Strategy Innovation, ritiene che attirare gli smartworker non sia l’unica e neanche la più promettente soluzione per rilanciare i borghi. Bagnoli crede, invece, nel potenziale del turismo smart perseguibile grazie alla combinazione di intelligenza artificiale e una sempre maggiore disponibilità di dati: «Il coinvolgimento della comunità locale è il motore fondamentale per lo sviluppo di un’esperienza di viaggio potenziata e a valore aggiunto e per questo, con il supporto della Regione Veneto, abbiamo dato vita alla Rir Smart Destinations in The Land of Venice 2026. Lo scopo è valorizzare le località meno note del Veneto per superare la concentrazione turistica su Venezia, che sta danneggiando la città sia dal punto di vista ecologico che da quello sociale».
La tecnologia al centro della futura vita nei borghi, dunque. Anche per evitare qualsiasi tipo di isolamento. Dario Mancini, regional manager Italy & Emea Emerging Markets di Waze, svela come una delle più note app usate dagli automobilisti possa dare una mano: «sentirsi parte di una comunità, proprio come avviene in un piccolo borgo, è un aspetto fondamentale ed è per questo motivo che i nostri Wazer scelgono volontariamente di generare in tempo reale informazioni anche sulle condizioni stradali». Frane o eventuali dissesti compresi. Per sopperire a eventuali perdite di segnale, Waze ha creato il programma gratuito Waze Beacons: microcontroller a basso consumo, alimentati a batterie che comunicano con il dispositivo di navigazione attraverso la tecnologia Bluetooth.
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