22 gen 2019

Roma, Castelnuovo di Porto scatta la protesta pro-rifugiati: "Restiamo umani, no alla chiusura del Cara"

Il Comune contro il trasferimento coatto dei bambini e dei profughi: "Così si cancella un'esperienza di integrazione e si perdono cento posti di lavoro". Mobilitate associazioni, sindacati e residenti: un presidio permanente e una marcia silenziosa di solidarietà per gli ospiti e i dipendenti del centro visitato da papa Francesco.

"Castelnuovo di Porto resta umana e si schiera dalla parte dei rifugiati". Un presidio permanente dal mattino e una marcia silenziosa, alle 17, dalla Chiesa di Santa Lucia fino al Cara per esprimere solidarietà ai bambini e ai giovani richiedenti asilo che verranno trasferiti a breve per effetto del decreto Salvini. Ma anche per testimoniare la vicinanza ai dipendenti del centro d'accoglienza a rischio licenziamento per l'annunciata chiusura della struttura. Il passaparola è girato veloce mobilitando associazioni, sindacati, gruppi parrocchiali e residenti da anni impegnati in attività di inserimento e inclusione sociale dei migranti. E si mobilitano anche molti ragazzi delle scuole che da un giorno all'altro non vedranno mai più i loro compagni approdati nel comune sulla Tiberina dopo essere scappati da guerre e violenze. La brutta notizia arrivata all'indomani della partecipazione gioiosa e festosa di tanti giovani rifugiati alla corsa antirazzista di Miguel che sta creando una catena di solidarietà attorno al Cara, visitato nel marzo 2016 da papa Francesco, ai suoi ospiti e ai suoi lavoratori. Da ieri il sito del Comune è stato tempestato da molte dichiarazioni di protesta contro la serrata mentre martedì 22 gennaio scatteranno le prime manifestazioni.Sono questi i primi effetti, a poco più di un mese dalla conversione in legge, del Decreto Sicurezza: il Cara, tra la Tiberina e la Salaria, il secondo più grande d’Italia, è in via di chiusura. Durante la settimana inizieranno infatti gli spostamenti di 300 rifugiati in tante regioni italiane, a cui si aggiungeranno le uscite obbligatorie dei titolari di protezione umanitaria, ormai senza più diritto all’integrazione prevista dalla seconda accoglienza.

"In un colpo solo saranno spazzati via non solo anni di impegno e buon lavoro per un’accoglienza fatta di progetti educativi, inserimento scolastico, corsi ricreativi, iscrizioni alle associazioni sportive del territorio, collaborazioni volontarie e lavori socialmente utili, portata avanti dal Comune insieme alla Prefettura di Roma, ma andranno persi anche 107 posti di lavoro dei dipendenti del gestore del Centro - sostengono gli amministratori di Castelnuovo di Porto - Uno dei primi atti da parte di questa nuova amministrazione comunale, infatti, dopo il grande caos di Mafia Capitale, è stata proprio la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Prefettura di Roma per la realizzazione di progetti culturali e di volontariato (museo di arte e mestieri, rassegne fotografiche, corsi di teatro), ma soprattutto per l’inserimento scolastico dei bambini, che da domani saranno costretti a lasciare aula, maestre e compagni senza sapere dove andranno e cosa li aspetta".


Il Cara di Castelnuovo, una struttura pienamente funzionante che in 11 anni ha ospitato anche 1000 richiedenti asilo insieme, resterebbe aperto con soli 220 ospiti. 

"Insomma a Castelnuovo esiste, o meglio “esisteva”, una gestione positiva del fenomeno dell’immigrazione che non ha mai dimenticato l’aspetto della sicurezza, requisito necessario per favorire l’integrazione stessa grazie ad una efficace collaborazione con il comando dei carabinieri di Bracciano. Tutto ciò è stato possibile nonostante le difficoltà socioeconomiche dell’area - accusa l'amministrazione comunale - Ma, purtroppo, i primi effetti del decreto sicurezza spazzano via questa nostra positiva esperienza senza neanche la possibilità di trasformarla in un’operazione migliorativa di integrazione/inclusione che portasse al superamento (dovuto e naturale) del sistema-Cara attraverso l’accoglienza diffusa del sistema SPRAR. Fra poche ore, quindi, decine di persone si troveranno a girovagare per le strade di provincia a due passi da Roma, in pieno inverno. Questa non è sicurezza. bambini e gli adulti verranno “confinati”, senza aver consentito loro nemmeno di salutare i compagni di classe, i compagni di squadra o i nuovi amici del paese. Alcuni sono titolari di permessi di soggiorno, altri senza carta d'identità. Tutti dovranno affrontare un nuovo viaggio senza meta. Questa volta, però, il viaggio avverrà in uno dei paesi fondatori dell’Europa. Quella stessa Europa fondata sui valori e sui principi di solidarietà e di riconoscimento dei diritti universali dell’uomo".

“Da amministratore locale dico che il problema dell'Italia non sono i migranti - attacca il sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini - ma le problematiche diffuse ed endemiche che affrontiamo tutti i giorni: disoccupazione, corruzione, mafie, evasione fiscale, una giustizia che non funziona e che non riesce a garantire la certezza della pena, la mancanza di risorse per mettere in sicurezza i territori.
Castelnuovo di Porto auspica che la furia del Governo nell’affrontare il fenomeno dell’immigrazione contagi anche questi altri fronti, eterne emergenze del nostro territorio e dell’Italia intera, ribadendo che siamo comunque pronti a fare la nostra parte affinché non venga dispersa la competenza acquisita negli anni nei sistemi di accoglienza e affinché si avviino forme di concertazione per il reinserimento dei lavoratori abbandonati al loro destino di disoccupati. Ci meriteremmo insomma più di un riconoscimento dal momento che Castelnuovo di Porto ha fatto fronte per oltre 10 anni ad una emergenza nazionale”. 

Mobilitati anche i sindacati. "Senza alcun rispetto per i percorsi già avviati e per le buone esperienze di accoglienza e integrazione sul territorio, bambini e ragazzi che hanno frequentato fino a oggi le scuole della cittadina, vengono di colpo spostati con le loro famiglie - scrive in una nota la Fp Cgil di Roma e Lazio - Sono gli effetti drammatici del Decreto Sicurezza, che cancella i permessi di soggiorno umanitari (una delle tre forme di protezione che potevano essere accordate ai richiedenti asilo), e con essi anche esperienze decennali di ottima gestione, come in questo Cara, dove si è garantito fino ad oggi un percorso di due anni che includeva accesso al lavoro, alle prestazioni sociali e all'edilizia popolare. Le Prefetture di tutta Italia stanno procedendo con interventi simili, iniziando a spostare le persone ospitate nei Cara e nei Cas in altre regioni".

"Entro il mese con tutta probabilità, il centro verrà chiuso e anche gli altri, con le stesse modalità, saranno spostati. Il futuro? Non è difficile immaginarlo.
Stessa sorte potrebbe toccare presto agli altri Cara e Cas del Lazio, i centri gestiti dalla Prefettura. Incertezza anche sul futuro della rete Sprar, i centri di competenza comunale, per alcuni dei quali si prevede l'imminente spostamento degli ospiti. A breve un incontro con il Dipartimento di Roma Capitale per affrontare il tema - prosegue il siandacato - Di punto in bianco si tolgono investimenti e si crea irregolarità. Bruciando in un solo colpo percorsi di integrazione già avviati e rendendo irregolari gli ospiti, in attesa di un'espulsione che in realtà sarà difficile concretizzare.
Resteranno in strada, senza alcuna protezione, senza rispetto per quel che fino a oggi - grazie al supporto garantito dai centri - sono riusciti a ricostruire. Futuro incerto non solo per i migranti, ma anche per i lavoratori: 42 operatori della cooperativa sono di Castelnuovo, e drammatico è l'impatto occupazionale per il territorio".

"Il tema è delicato - conclude la Fp Cgil Roma e Lazio - e sarà necessaria una grande mobilitazione. Stiamo definendo, insieme a Cisl e Uil, le prime azioni di contrasto ai pericolosi effetti del decreto "sicurezza", che stanno generando una gravissima e doppia emergenza sociale, perché si torni a parlare di politiche di accoglienza e non si creino emergenze sociali come questa".

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