5 mag 2018

Se Renzi ora si pente di Mattarella al Colle

Se Renzi ora si pente di Mattarella al Colle: "Correva l'anno 2015 e fu proprio quello il terreno su cui si consumò la rottura con Silvio Berlusconi e l'implosione del patto del Nazareno, con tutto ciò che ne è seguito. Eppure, passati poco più di tre anni, i rapporti tra l'ex segretario dem e il capo dello Stato sono ormai ai minimi termini. Non da ieri, né per come Renzi ha gestito questi ultimi giorni facendo di fatto saltare qualunque possibilità di confronto con il M5s ancora prima che la Direzione del Pd si riunisse a discuterne. Le frizioni risalgono infatti ai primi mesi del 2016, quando il Quirinale non diede ascolto a Renzi che, uscito sconfitto dal referendum sulla riforma costituzionale, avrebbe voluto le elezioni anticipate.

Così, è nelle cose che a qualcuno sia venuta la curiosità di chiedere all'ex segretario del Pd se oggi sia pentito o meno della scelta fatta e se magari le cose non sarebbero potute andare in maniera diversa se al Quirinale fosse stato eletto Giuliano Amato. Era sul nome dell'ex premier e oggi giudice costituzionale che si erano infatti inizialmente accordati Renzi e Berlusconi, questo finché l'ex sindaco di Firenze - irritato anche dai contatti tra il leader di Forza Italia e Massimo D'Alema - non ha deciso di virare su Mattarella. Alla domanda, però, Renzi preferisce non rispondere. Se ne è ben guardato dal farlo per iscritto e dunque non hanno ricevuto repliche né il biglietto, né il messaggio su Whatsapp. Mentre a voce si sarebbe concesso un dubbioso «chi può saperlo». Chi conosce bene l'ex segretario dem, è però pronto a scommettere sul fatto che - pur non volendolo ammettere - mai avrebbe immaginato di avere con il Colle un rapporto così faticoso. Uno scenario quasi paradossale, visto che al Quirinale Mattarella è arrivato proprio grazie all'allora premier Renzi. Che decise di puntare tutto su di lui, stoppando la corsa prima di Pier Ferdinando Casini (che per il Pd non sarebbe però stato digeribile) e poi di Amato. Una scelta che portò alla rottura del patto del Nazareno con la riforma costituzionale che finirà per essere approvata senza i voti di Forza Italia che l'avrebbero invece messa al riparo da quel referendum confermativo che il 4 dicembre 2016 è stato il capolinea del governo Renzi. Un Mattarella che passati sessanta giorni esatti dalle elezioni del 4 marzo è ancora alle prese con uno stallo nel quale rischia di finire imbrigliata anche la presidenza della Repubblica.

Che la situazione fosse di difficile decrittazione è vero, ma che passati due mesi non si sia fatto un solo passo avanti verso un qualsiasi scenario di governo è cosa che inizia a pesare anche sulle spalle del Colle. Ieri, per esempio, erano in molti in Transatlantico a manifestare dubbi.

Qualcuno arrivando pure a mettere insieme le disavventure calcistiche della Roma - penalizzata in semifinale di Champions league con il Liverpool da due mancati rigori - e i tentennamenti del Quirinale.

«Per gli arbitri - si è lasciato scappare con un sorriso l'ex parlamentare Fabrizio Cicchitto - questo è proprio un periodo no...»."


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