17 lug 2017

Incidente metro Roma, "no alla gogna per il macchinista"

Incidente metro Roma, "no alla gogna per il macchinista": "No alla gogna per il macchinista indagato per l'incidente della metro B di Roma che ha coinvolto una donna di 43 anni rimasta incastrata in un vagone e trascinata per diversi metri lungo la banchina della Stazione Termini. Lo chiedono il Codacons e il Sul, il sindacato unitario lavoratori. Per il Codacons "è assurdo indagare solo il macchinista", mentre il Sul ricordando come il macchinista "abbia rispettato il protocollo", chiede telecamere nella cabina di guida.

Codacons: Assurdo indagare solo macchinista

Ancora una volta un grave incidente nel settore dei trasporti pubblici viene interamente scaricato sui dipendenti attribuendo le responsabilità all'errore umano. Lo afferma il Codacons in merito agli sviluppi del caso della donna rimasta intrappolata tra le porte della metro B alla stazione Termini. "I sistemi di sicurezza a bordo di treni e metro servono proprio ad impedire che sviste dei macchinisti o errori umani possano determinare incidenti - spiega il presidente Carlo Rienzi - Al di là delle responsabilità di chi conduceva il convoglio dove è rimasta intrappolata la donna, è evidente a tutti che il treno non sarebbe dovuto ripartire con le porte aperte. Altrettanto palese è che i sistemi di emergenza a bordo devono funzionare tutti e correttamente e, in base a quanto emerso, nonostante l'azionamento delle leve il treno non si sarebbe fermato e le porte non si sono aperte in tempo utile. Al contrario un corretto funzionamento delle leve di emergenza avrebbe potuto evitare o ridurre i danni subiti dalla passeggera"."Pertanto riteniamo scandaloso e offensivo nei confronti degli utenti ricondurre tutte le responsabilità del caso al macchinista del treno, quando si dovrebbe indagare a fondo sui sistemi di sicurezza della metro romana e sul loro corretto funzionamento" - conclude Rienzi.

Sul, "basta gogna, ora telecamere". "Autista ha rispettato protocollo, ha chiuso porte dopo suono" .

"Basta alla gogna sul macchinista. Ha rispettato il protocollo: ha azionato il cicalino, un suono che avverte i passeggeri della chiusura delle porte, e le ha chiuse. In quel frangente, quell'attimo di vuoto, la povera signora ha avuto un ripensamento, ha deciso di uscire ed è rimasta incastrata. Ma l'autista, ripeto, secondo il protocollo, ha ricevuto il segnale che poteva partire e non doveva più controllare lo specchietto retrovisore ma solo il semaforo davanti a sé. Certo, se i treni, come chiediamo da tempo, fossero dotati di telecamere nella cabina di guida come i bus di 18 metri, forse sarebbe stato tutto diverso". A parlare è il segretario nazionale del Sul, Stefano Bottoni, dopo che il macchinista della metro che ha trascinato mercoledì scorso una donna rimasta impigliata, con delle borse, nelle porte del convoglio, è stato indagato per lesioni e, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, sospeso dal servizio, rischiando anche il licenziamento.

"Lo specchietto retrovisore - spiega - sarà 30 centimetri per 10, e la metro è lunga 107 metri. E' ovvio che le telecamere possono fare la differenza, soprattutto perché il macchinista le avrebbe davanti, sul quadro senza essere costretto a voltarsi. Infilarsi nel vagone quando il cicalino ha già suonato equivale a essere fortunati o sfortunati. E l'autista non può partire guardando nuovamente lo specchietto perché ha già ricevuto il segnale che le porte sono chiuse". Ma il sindacalista se la prende anche con chi ha divulgato i video dell'incidente: "Chi ne ha consentito la diffusione se c'è un'indagine in corso?"."

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